Descrizione
Eretto a guardia e a difesa dell’ingresso in città dall’omonimo ponte, il Castello di San Giorgio si compone di un’imponente volumetria conservata, come afferma Ercolano Marani, “nei suoi valori essenziali” e caratterizzata da un impianto che ripropone lo schema del castello estense di Ferrara. Un’ordinata pianta quadrata è integrata da quattro potenti torri angolari, anch’esse quadrate, con apparato a sporgere ottenuto dall’alternarsi di beccatelli e caditoie, collegate tra loro da bassi corpi di fabbrica circondati all’esterno da un fossato e all’interno in parte aperti nell’elegante loggia che al piano terreno contraddistingue il cortile; un complesso caratterizzato da tre ingressi originariamente dotati di ponti levatoi sul fossato che ancora lo circonda interamente.
Sembra che l’antico fortilizio sia stato realizzato sfruttando strutture fortificate precedenti; una delle torri, quella dell’angolo occidentale, è infatti priva di merli ed è considerata preesistente assieme al lato attiguo, come attesta nel cortile il porticato, antecedente a quello addossato nel Quattrocento, e in particolare la serie dei relativi capitelli. A testimonianza della trasformazione in chiave residenziale attuata a partire dalla metà del XV secolo, all’interno rimangono anche sontuose sale tra le quali la Camera Picta, meglio nota come Camera degli Sposi, affrescata da Andrea Mantegna tra il 1465 e 1474. Ubicata nel torrione nord-est, conosciuta sin dal Rinascimento come “la più bella camera del mondo”, in essa sono conservate le rappresentazioni della Corte e l’Incontro a Bozzolo di Ludovico II col figlio Francesco, ordinato cardinale, e al centro del soffitto il famoso oculo, un’apertura illusionistica verso il cielo, racchiuso da una balaustra attorno alla quale sono raffigurati putti, fanciulle, un uomo di colore e un pavone blu. Si ricordano inoltre i Camerini di castello di Isabella d’Este e i Gabinetti della Paleologa, ricostruzione parziale della palazzina omonima realizzata da Giulio Romano nel 1531 e demolita nel 1899.
Il Castello di San Giorgio è oggi uno dei monumenti più rappresentativi della città di Mantova ed è parte integrante del complesso di Palazzo Ducale.
Principali vicende storiche
Verso la fine del XIV secolo, quando il saldo ponte in muratura congiungente la città vecchia al borgo di San Giorgio aveva sostituito quello in legno rendendo più agevoli e sicure le comunicazioni con la terraferma, diminuendo però l’efficienza difensiva dei laghi, Francesco I Gonzaga avvertì la necessità di garantire una migliore protezione al fronte orientale della città. Probabilmente qui esisteva già una barriera difensiva, evidentemente ritenuta però ormai inadeguata a bloccare, in caso di guerra o rivolte, l’accesso a Mantova e a difenderne opportunamente il centro politico. Francesco incaricò quindi Bartolino da Novara, che in stretto contatto con Bernardo da Venezia (uno dei massimi rappresentanti dell’architettura tardogotica dell’Italia settentrionale) aveva dato recente e ottima prova delle proprie capacità nel castello di Ferrara, di erigere nell’aera antistante il ponte una possente fortificazione che dal vicino borgo prese nome di Castello di San Giorgio.
Prima grande impresa architettonica dei Gonzaga, il castello fu costruito probabilmente a partire dal 1395, sulle macerie della chiesa di Santa Maria di Capo di Bove, abbattuta tra il 1390 e il 1395 dopo che i Gonzaga ne ebbero ottenuto facoltà da papa Bonifacio IX, sfruttando forse una precedente struttura fortificata. Il fortilizio, posto di avvistamento ad ampio raggio e rifugio sicuro per la corte, fu concepito come un vero e proprio strumento bellico non adatto a essere utilizzato come dimora principesca. In occasione del concilio di Mantova del 1459 Ludovico II Gonzaga decise però di trasferirvi la propria residenza e il castello divenne quindi la sede ufficiale del casato. Con le conseguenti opere di adattamento funzionale, affidate a Luca Fancelli, la struttura perse definitivamente la primitiva funzione militare e difensiva; agli interventi quattrocenteschi si aggiunsero quelli cinquecenteschi a opera di Giulio Romano e Giovan Battista Bertani che all’interno cancellarono completamente e definitivamente l’assetto originario, modificando notevolmente anche l’esterno.
Il complesso, assieme ad altri edifici adiacenti, rimase residenza per circa un secolo, fino al momento in cui Guglielmo Gonzaga trasferì i propri appartamenti nella Corte Vecchia ristrutturata.
A partire dal 1815, con il governo asburgico divenne carcere; utilizzato anche come archivio nel corso del tempo subì numerosi lavori di trasformazione e restauro. Qui nel 1852 furono rinchiusi i martiri di Belfiore e alcuni altri patrioti.
Classificazione Tipologica
Castello
Progettisti
Bartolino da Novara
Luca Fancelli
Giulio Romano
Giovan Battista Bertani
- Ubicazione
GPS. 45.160888, 10.800028
Stato di conservazione
Buono
- Proprietà o Ente di riferimento
Demanio dello Stato
- Accessibilità
Accessibile nei percorsi del Museo di Palazzo Ducale.
- Destinazione d’uso attuale
Museo
Principali fonti bibliografiche
Algeri, G., a cura di (2003), Il Palazzo Ducale di Mantova, Mantova, Editoriale Sometti.
Marani, E. (1960), Architettura in Mantova. Le Arti, Mantova, Istituto Carlo D’Arco per la Storia di Mantova, vol. I, pp. 158-161.
Palvarini, M.R.–Perogalli, C. (1983), Castelli dei Gonzaga, Milano, Rusconi Immagini.
Trevisani, F., a cura di (2006), Andrea Mantegna e i Gonzaga: Rinascimento nel Castello di San Giorgio, Milano, Electa.